Poema inusuale e imprevedibile, questo Pardes (Paradiso): nel nome
dell’autrice c’è il suo destino letterario. Leggere il dettato biblico
della Genesi sulla propria misura di poeta, che interpreta, ma
soprattutto intuisce. La meta: tradurre i pensieri del testo sacro in
una leggibilità contemporanea. Un’ispirazione di umanità lontana dalla
storia, nell’annullamento dello spazio-tempo, per respirare
l’illuminazione del racconto eterno della Creazione. Il coraggio sfiora
l’ardimento di capovolgere il senso della visione e suggerire l’umiltà
di conoscere l’esperienza umana attraverso il rigore letterario del
proprio nome, invertendo la prospettiva storica dell’esistenza: non più
il passare del tempo, ma il sentire dell’essere. (Ottavio Rossani)
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